Che la comunicazione sia ormai strumentalizzata in modo fazioso è sotto gli occhi di tutti. La storia la scrivono i vincitori, è sempre stato così. E anche quando il vincitore diventa vinto, l’inerzia è lunga e la resistenza al cambiamento è fortissima. Siamo stati abituati alla comunicazione che “deve” demonizzare l’altra parte, e il modo migliore per demonizzare è usare slogan facili e memorabili, perché pare che gli italiani abbiano poca voglia di approfondire e sembra che si accontentino di una sintesi già cotta e pronta, tanto non sarà messa in discussione.
Fra i tanti slogan lanciati dall’establishment italiano e anche europeo c’è: populista. Anzi, adesso hanno creato la versione 2.0: populista sovranista. Ma voglio farla facile e concentrarmi su populista. A populista sono stati associati i peggiori valori. I populisti sono coloro che porteranno nazioni alla catastrofe.
Ma chi sono i populisti, in Italia? Più del 50% di persone che hanno lanciando un urlo di aiuto, perché la politica si è allontanata dalla vita reale. Possibile che più del 50% degli italiani si siano bevuti il cervello? Secondo me no. E’ perlomeno improbabile, sono troppi. Chi etichetta gli altri, quelli sbagliati, come populisti, commette, un grande errore. Mette in evidenza la distanza e la diversità, ammette che i populisti “esistono”. E nel momento che si ammette che esistono i populisti, si accetta l’idea che un qualche motivo ci debba essere, per la loro esistenza.